Con l’emozionante intervento di Nelson Mandela si sono conclusi i mondiali africani. Come da pronostico, hanno vinto i migliori. La Spagna campione d’Europa fa il Grande Slam vincendo i mondiali, pur non esaltando come ci si aspettava. Gran possesso palla e poi l’affondo in cerca del gol, ma di gol se ne son visti pochi: nelle fasi finali sempre vincente per 1 a 0 e sempre con più difficoltà. Graziata dal Paraguay che sbaglia un rigore, anche in finale viene graziata da Robben (imperdonabile errore, pietra tombale sulle sue speranze di vincere il Pallone d’Oro) e trova il gol alla fine dei supplementari dopo un’azione contestatissima dagli olandesi per un corner non assegnato ed un fallo sulla ripartenza. Ma tant’è, la solidità della squadra l’ha consacrata come quella davvero meritevole. L’Olanda ha fatto quel che poteva, onestamente poco per competere con la “Roja”. Prosegui la lettura…
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Come nei peggiori gialli di serie Z, tutto si è svolto come i più pessimisti (realisti?) si erano immaginati. La sorte era segnata. E non la “sorte” ipotizzata, quasi cercata, della monetina del sorteggio: un metodo ridicolo che siamo contenti di non aver visto applicato, qualunque ne fosse stato l’esito. Bensì la sorte dell’Italia calcistica che si risveglia non più campione del mondo, ma fuori dal calcio che conta. Lippi dice che si prende tutte le responsabilità (e vorrei vedere…), ma questo quasi peggiora le cose. Chi perde è soprattutto la sua arroganza, sua e di chi l’ha rimesso su quella panchina. Chi vince, invece, è soprattutto Prandelli, il neo CT, che (a differenza del suo predecessore Donadoni) potrà lavorare abbastanza tranquillamente. Prosegui la lettura…
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Nuova Zelanda. Quasi gli antipodi dell’Italia, assomiglia anche ad uno stivale. Un arcipelago di quattro milioni di abitanti dediti per lo più al rugby e alla vela, con un campionato di calcio professionistico che conta otto squadre. Sta tutta qui, in questi dati, la dimensione del fallimento della nazionale italiana nella partita di ieri. Ieri, il 20 giugno 2010, è morto Roberto Rosato, grande stopper di Toro e Milan tra gli anni sessanta e settanta, nonché tra gli undici di “Italia- Germania 4 a 3”. La nazionale, 40 anni dopo la “partita del secolo”, ha scelto il modo peggiore per ricordare quell’avvenimento e la memoria di uno dei suoi protagonisti. Prosegui la lettura…
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